Gilberto Cavicchioli
Borgo Virgilio, 2015
Grazia Badari appartiene alla non folta schiera di pittori che traggono, con profitto molta parte della propria ispirazione dalla poesia, finendo anch’essi, non raramente, per diventare poeti: gli uni per esprimersi uti-lizzano la parola, gli altri si gio-vano del colore. Si va a costituire così un genere pittorico che più opportunamente si potrebbe de-finire “pittura poetica”.
La Badari non sfugge a questa chiamata: la sua pittura diviene infatti più godibile se osservan-dola si rifugge dalle fredde e ri-gorose norme razionali e ci si la-scia, invece, trasportare dalle ineffabili fluttuazioni del senti-mento, del consenso.
Si riesce così a condividere con lei le recondite motivazioni di un colore, di una campitura, di un segno, di una matericità.Quello che ad una osservazione superfi-ciale si presenta come un distac-cato elemento oggettivo diviene, con tale sentire, un rapporto in-terpersonale tra autore e fruitore. L’opera si palesa allora, quasi magicamente, nella sua vera es-senza e lascia scoprire ciò che in un primo momento appare esclusivamente come un insieme di segni o di pigmenti anonimi.
Non raramente infatti la Badari, illustrando le sue ope-re, indica un volto, una fattezza, una figura che senza la sua guida non si manifesterebbero nella captazione del-l’osservatore. Mai , come nella sua pittura, si evidenzia conseguentemente lo stretto collegamento, quasi di-pendenza, tra operatore (il pittore) e fruitore che fini-sce, in tal caso, per divenire quasi un goditore. Compare così, con frequenza, la vocazione pristina della Badari: la dedizione alla ritrattistica che è stata al-l’origine della sua precoce pulsione artistica.
Ci si chiede allora come mai nelle sue ultime opere non eserciti predominio la tendenza al ritratto, definita da lei stessa, quasi una vocazione.
La spiegazione è semplice, quasi ovvia, nella sua essen-zialità: la Badari, come tutti i veri creativi, non è mai ferma. Prosegue incessantemente nella propria ricerca procedendo spesso a fatica e con sacrificio (la vera pit-tura richiede sempre pazienza e sofferenza) e conqui-stando progressivamente nuovi traguardi in cui la sua origine si trasforma in segno e colore che vanno, di fre-quente, ben oltre una illusoria oggettivazione.
Non di rado, infatti , si coglie, ad una più attenta valu-tazione, al di fuori di una ostentata apparenza, una pre-senza di fondo che si àncora, se pur mascherata, nella sua vocazione al figurativo sia esso di persona che di paesaggio.
È raro, per un pittore padano, sfuggire alla malìa della rappresentazione ma c’è chi riesce a trasfigurarla ed a travestirla di altre apparenze.
Grazia Badari è pittrice che opera in questo misterioso travestimento che solo empatici osservatori possono e sanno cogliere stabilendo con lei quel colloquio che è parte fondante del mistero dell’arte.